Bancomat obbligatorio nei negozi: legislazione e novità in materia

Per contrastare l’evasione fiscale, il Governo Renzi, con la Legge di Stabilità, è entrato in vigore dal primo gennaio 2016 l’obbligo per esercenti e professionisti di accettare pagamenti mediante Pos, lo strumento elettronico che consente ai clienti di pagare beni o servizi attraverso bancomat o carte di credito.

Lo scopo è di rendere tutte le transazioni tracciabili e ineludibili al Fisco. Inizialmente, l’obbligo riguardava gli acquisti con un importo minimo di 30 euro ma, dal 2016, questa soglia è stata abbassata anche a quelli inferiori ai 5 euro. Il provvedimento mira non solo per rendere ancora più efficace la lotta all’evasione fiscale, ma anche ad adeguare l’Italia a buona parte dei Paesi dell’area UE, dove i pagamenti elettronici sono una realtà consolidata ormai da anni. L’obbligo riguarda tutte le imprese ed i professionisti, ad eccezione di coloro che riescono a dimostrare l’“oggettiva impossibilità tecnica” nell’utilizzo del POS.

Quali sono le eventuali sanzioni per chi non si adegua alle direttive di legge?

Il vuoto della normativa precedente, che aveva dimenticato di prevedere sanzioni, è stato colmato dal nuovo disegno di legge presentato da alcuni parlamentari e recante “Disposizioni relative all’obbligo per i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, di dotarsi di adeguati strumenti di pagamento elettronici per pagamenti superiori ai 30 euro”. Obiettivo immediato della nuova norma presentata in Senato è quello di incentivare il professionista, commerciante, esercente o azienda che, nel rispetto delle norme, si sia dotato di adeguati strumenti elettronici per il pagamento.

In secondo luogo, l’esigenza è soprattutto quella di tutelare il consumatore e chi usufruisce del servizio nel caso in cui si veda negare la possibilità, legittima, di poter pagare utilizzando la carta di credito o il bancomat. Coloro che non si doteranno di POS rischiano, quindi, una serie di sanzioni: la prima e più immediata è una multa da 500 euro nel momento in cui viene accertata la mancanza di un apparecchio POS. Una volta pagata la sanzione si avranno 30 giorni per adeguarsi e 60 giorni per comunicare alla Finanza l’avvenuta installazione.

In caso di mancato adeguamento o comunicazione è prevista una seconda sanzione, questa volta di ben 1.000 euro. Il commerciante o professionista ha quindi ancora 30 giorni di tempo per mettersi in regola. Infine, se si resterà sprovvisti dell’apparecchio elettronico, scatterà la sospensione dell’attività professionale o commerciale, fino al completo adeguamento alla normativa sulla dotazione obbligatoria. Altra novità: il mancato possesso del POS può essere verificato attraverso un controllo della Guardia di Finanza o su segnalazioni dei clienti.

Per chi non volesse incorrere nelle sanzioni o addirittura nella sospensione della propria attività, gli servirà sapere che sono differenti le scelte che si possono compiere nella scelta della tipologia di POS: quello tradizionale (collegato ad una linea ADSL) o quello mobile (utilizzabile tramite smartphone). Il primo costo da analizzare è la spesa per  il terminale: mediamente per un POS mobile si possono spendere quasi 76 euro, mentre per uno tradizionale circa 82 euro. A questo costo bisogna aggiungere il canone mensile per il servizio: in media la quota mensile è sui 24 euro per il POS tradizionale e quasi 10 euro per quello mobile.