Terza riorganizzazione per Equitalia, dopo le prime due nel 2011 e nel 2012, la società competente nella riscossione di tributi, contributi e sanzioni, controllata dall’Agenzia delle Entrate e dall’Inps, deve necessariamente revisionare il proprio assetto organizzativo ed istituzionale. “Credo che Equitalia al 2018 non ci arriva“, sono queste le parole del premier Matteo Renzi, “l’ipotesi più probabile è che ad andare in soffitta sia soprattutto il marchio Equitalia, soprattutto per ragioni simboliche, visto quello che il nome evoca negli italiani“. Le funzioni che attualmente svolge Equitalia e le stesse cartelle esattoriali “rimarrebbero le stesse, perché non si può aprire un buco nel bilancio pubblico, si può sperare che una maggiore fedeltà fiscale possa compensare il mancato gettito della lotta all’evasione“.
Il passaggio di funzioni e dipendenti da Equitalia all’Agenzia delle Entrate “andrebbe studiato con grande attenzione“. I principali problemi riguardano i contratti dei dipendenti Equitalia dato che sono assunti con il contratto bancario, con stipendi mediamente più alti dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate: un cambio di contratto con condizioni economiche più sfavorevoli, esporrebbe l’amministrazione a scontenti diffusi ed al rischio di ricorsi. Inoltre, Equitalia non riscuote solo le somme dovute (tributi, cartelle esattoriali) all’Agenzia delle Entrate, ma svolge la stessa funzione di riscossione coattiva per conto dell’Inps, per oltre 6.000 Comuni e per altri enti pubblici. Dinanzi a questi ostacoli che possono divenire delle “armi taglienti” ecco che soluzione sembra sia percorribile, senza troppi mutamenti e drastiche soluzioni.
Equitalia scompare ma la riscossione no: quali conseguenze
Equitalia cambia insegna ma non può essere fusa, come precedentemente prospettato, in Agenzia delle Entrate per problemi e vincoli posti dal dettato della Costituzione, da discrasie dei contratti di lavoro con cui sono assunti i dipendenti. E così se Equitalia va in pensione una volta per tutte, la soluzione varata dal Governo italiano è quella di procedere alla sua trasformazione in una partecipata pubblica al 100% dall’Agenzia delle Entrate (ora partecipata solo al 51%), libera di mantenere i più vantaggiosi contratti bancari con cui sono assunti i 7.917 dipendenti. Muterà, invece, insegna probabilmente Drae: Dipartimento Riscossione dell’Agenzia delle Entrate.
Equitalia scompare, ma la riscossione non più di certo svanire e la tanto auspicata fusione con l’Agenzia delle Entrate non è semplice per i problemi che sono stati sollevati e le cifre ci consentono di comprendere come ci sarebbe una crisi di “rigetto”: in Equitalia si contano 7.917 dipendenti di cui 94 con qualifica dirigenziale, entrati senza sostenere il concorso pubblico ed assunti con il più favorevole contratto dei bancari, l’Agenzia delle Entrate conta ben 39.612 dipendenti di cui 367 con qualifica dirigenziale, tutti o meglio quasi tutti assunti in seguito al sostenimento del concorso pubblico, con stipendi molto bassi. Un funzionario dell’Agenzia delle Entrate guadagna al massimo 30-34 mila euro (1.800 euro mensili), il collega con stessi requisiti e mansioni in Equitalia guadagna il doppio. Inoltre se si scrutano i top manager pubblici il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi incassa 207.680 euro lordi, l’ex ex amministratore delegato Benedetto Mineo, oggi responsabile della fiscalità locale, ne incassa ben 240.000 euro. Ciò si tradurrà per noi contribuenti in un risparmio di 2 milioni di euro all’anno, non cosa sgradevole dato che siamo in tempi di crisi e le casse dello Stato e della Pubblica amministrazione italiana non sono di certo piene.
“Dell’abolizione ne parlo dal 2010, era la nostra prima proposta alla Leopolda sei anni fa; d’ora in poi si pagano le cartelle esattoriali non gli interessi e i superinteressi. Si crea un meccanismo di fiducia, nel 2015 abbiamo fatto 14.9 miliardi di euro di recupero dell’evasione fiscale. Il deficit è al livello più basso negli ultimi dieci anni, il debito è stabilizzato, per noi il cittadino va coinvolto non stangato” sono queste le parole che il Premier Renzi ha annunciato. Per le cartelle esattoriali, la rottamazione delle stesse è prevista solo per i tributi contestati dall’Agenzia delle Entrate, per i contributi previdenziali ed assistenziali affidati per la riscossione o inseriti in ruoli ordinari e straordinari entro il 31 dicembre 2015. Rimangono escluse tutte le multe per le violazioni del Codice della Strada. Lo “sconto” previsto ai contribuenti sulle cartelle esattoriali prevede il pagamento solo dell’importo originario prescritto sulla stessa cartella, senza sanzioni ed interessi di mora. La possibilità di adesione dovrebbe durare 12 mesi e gli importi dovranno essere pagati o in un’unica soluzione o a rate.