Normative sul franchising e leggi: il contratto di affiliazione in franchising

Il contratto di franchising o di affiliazione commerciale è un contratto atipico, nel senso che non è direttamente disciplinato dal Codice Civile e rientra nelle fattispecie contrattuali dei negozi giuridici del commercio, in particolare di quelli della distribuzione. Il legislatore ha provveduto ad integrare la lacuna normativa con una una legge speciale, la legge 6 maggio 2004 n. 129, entrata in vigore il 25/05/2004.  La legge 129/2004 ha così sostituito il termine franchising con la nozione di contratto di “affiliazione commerciale” applicandolo a tutte le casistiche ed alla prassi del retailing, diffusa capillarmente nel nostro paese con l’entrata sul mercato di molti players della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Franchising: come funziona questa formula di distribuzione commerciale

I primi dati sull’andamento del franchising nel 2016 arrivano dal Centro Studi del Salone Franchising Milano che, elaborando le statistiche provenienti dalle 1.000 aziende del settore che fatturano annualmente 23 miliardi di euro, ha stimato la crescita del primo trimestre in un + 0,3%, rispetto al primo trimestre del 2015. Una crescita ancora poco marcata, ma che conferma il rinnovato interesse delle aziende italiane per la formula della vendita in affiliazione.Contemporaneamente, si assiste ad una serie di notevoli cambiamenti nei settori di maggior interesse nel franchising: prosegue la crescita del Food con un +9%, crescono gli Articoli per la persona, con +12%, e l’abbigliamento con +11%; calano vistosamente i Servizi alle imprese con – 29% e il Commercio specializzato – 27%.

L’affiliazione commerciale, come è stato definito dal Legislatore è un accordo di collaborazione commerciale tra due imprenditori commerciali, un franchisor e l’altro il franchisee: il franchisor (comunemente detto Affiliante o Casa Madre) e il franchisee (detto anche Affiliato) stipulano un accordo, il contratto di franchising attraverso cui formalizzano una stretta e proficua collaborazione diretta alla commercializzazione di beni e/o servizi con gli stessi elementi distintivi e con le procedure dettate ed imposte dal soggetto Affiliante. Proprio quest’ultimo, il franchisor è molto spesso un imprenditore commerciale che ha sperimentato e sviluppato con successo la formula distributiva sul proprio mercato di riferimento, gode di buona visibilità, immagine, reputazione e notorietà da parte del bacino d’utenza ed ora, divenuto un gigante commerciale, vuole ulteriormente espandersi sul mercato mediante la formula del franchising. Mediante accordo, il soggetto franchisor condivide con il franchisee tutto il patrimonio, intangible assets (marchi, reputazione, brevetti, immagine, know-how, formazione) in modo tale che il soggetto affiliato possa beneficiare di tutto questo muovendosi sul mercato con  successo.

Questa formula quasi sempre viene scelta da chi vuole mettersi in proprio con una propria attività di business ma non ha mai avuto esperienza come soggetto autonomo e può “sfruttare” tutto il potenziale e tutte le competenze, oltre la visibilità, che il franchisor può fornirgli. Ma a che prezzo? Non c’è niente di gratis al mondo, sempre il franchisor chiede al soggetto affiliato un diritto di entrata denominato il fee d’ingresso che è un corrispettivo iniziale che viene pagato una tantum al momento della stipulazione del contratto di affiliazione. L’importo della fee d’ingresso può essere più o meno esoso, e dipende dal tipo di servizi offerti, dalla formazione che viene erogata dal franchisor, dall’assistenza e consulenza prestata e, in particolare, dalla notorietà del marchio (brand image):più il marchio è noto più la fee d’ingresso è elevata.

Quando di entra in un sistema di affiliazione commerciale gli oneri da sostenere sono inferiori di quelli che si dovrebbe sostenere nel caso in cui si dovesse aprire un’attività in proprio.
Non c’è necessità di sostenere spese per il design dell’arredo del locale, anche la planimetria e l’immagine sono studiate ad hoc dalla casa madre; non c’è bisogno di fare esperienza, è la casa madre che eroga un percorso di formazione e non c’è necessità di far conoscere il brand dato che il marchio è ben noto e consente all’affiliato di aprire un’attività riconoscibile e nota a tutto il pubblico. Le royalties che vengono pagate dal franchisee costituiscono invece un corrispettivo mensile versato alla casa madre: si può prevedere un pagamento sotto forma di canone fisso oppure come percentuale sugli introiti commerciali.