Partite Iva: dal 2017 sanzione minima di 5mila euro per un errore da 1 euro

Se sei titolare di Partita Iva, devi fare attenzione in quanto dal 1 gennaio 2017 per un errore da 1 euro scatta la sanzione minima di 5.000 euro: il decreto fiscale ha introdotto un sistema sanzionatorio particolarmente severo che rischia di condurre a risultati contrari rispetto all’obiettivo. Poco comprensibili alcune norme contemplate dal decreto fiscale emanato dal Governo e ora all’attenzione del Parlamento: vengono introdotti a carico di tutti i contribuenti titolari di Partita Iva (imprese e liberi professionisti) ben 8 nuovi adempimenti fiscali, accompagnati da un impianto sanzionatorio decisamente sproporzionato.

Proprio a partire dal 1 gennaio 2017 le Partite Iva dovranno comunicare ogni tre mesi all’Agenzia delle Entrate tutte le fatture emesse e ricevute nel trimestre precedente, nonché le relative liquidazioni dell’imposta: di fatto si rendono trimestrali adempimenti che fino a ieri erano annuali. Inoltre, viene prevista una sanzione comminata da un minimo di 5.000 a un massimo di 50.000 euro per l’omessa, incompleta o infedele comunicazione di tali dati. Secondo l’amministrazione finanziaria tale intervento riformistico sui titolari di Partita Iva, si rende necessario al fine di contrastare il fenomeno dell’Iva dichiarata e non versata, potendo intervenire con la fase di controllo  e di monitoraggio con margine di anticipo rispetto alle verifiche eseguite su base annuale.

Partite Iva: sanzione da 5.000 euro per errori da 1 euro

Quanto introdotto dal Decreto fiscale in effetti mostra una discrepanza netta ed evidente con la realtà in quanto attualmente l’Agenzia delle Entrate ha disponibili i dati annuali relativi al 2015 e sta comunicando ai contribuenti le violazioni dell’anno 2014; i tempi tecnici di controllo sono ben lungi dalla possibilità di monitorare richiedendo l’invio trimestrale dei dati. Inoltre, trattandosi di controlli su somme oggetto di autodichiarazione, non è necessario reperire con cadenza di ogni 3 mesi i singoli documenti di contabilità, ma basta dare comunicazione della sola liquidazione.

Per non parlare poi del regime sanzionatorio previsto dal Decreto fiscale: è sufficiente un errore di 1 euro per produrre una sanzione minima di 5.000 euro. Oltre i titolari di Partita Iva, ad allarmarsi sono soprattutto i professionisti preposti alla consulenza ed assistenza che, attraverso le associazioni dei commercialisti, hanno lanciato l’allarme e su internet è partita anche la petizione “Fermiamo subito la norma che per un errore di 1 euro prevede multe da 5.000 a 50.000 euro”. Il 9 novembre scorso dal coordinamento delle associazioni sindacali dei commercialisti si evince palesemente: “Il decreto fiscale varato dal MEF, invece di semplificare un sistema fiscale che occupa il 126esimo posto nel ranking annuale sulla competitività elaborato dalla Banca Mondiale, aggiunge ben 8 nuovi adempimenti a carico di professionisti  e imprese. Non possiamo restare silenti di fronte all’affermarsi di logiche burocratiche che hanno il solo effetto di pesare su professionisti e imprese senza produrre alcun effetto nella lotta all’evasione e per questo, se in Parlamento non vi saranno sostanziali modifiche, avvieremo una campagna di comunicazione scrivendo alle oltre 5,4 milioni di partite IVA clienti dei nostri associati. Comunicazione che sarà volta a illustrare nel dettaglio a tutti i professionisti e a tutte le imprese italiane i nuovi adempimenti, i relativi costi e un sistema sanzionatorio che di fatto istituisce una nuova tassa occulta su tutte le categorie produttive del nostro Paese, sollecitandole e dichiarandoci pronti a sostenere ogni forma di protesta legittima che in qualità di contribuenti vorranno intraprendere al fine di dimostrare al Governo la forza numerica e la volontà del popolo delle partite IVA”.