Dopo anni di lunghe attese e speranze sul fatto che le pensioni d’oro fossero tagliate e “ridimensionate”, ecco che a Montecitorio in Commissione Lavoro, è previsto un primo incontro del comitato ristretto per esaminare le varie proposte di legge presentate dall’inizio della legislatura. Le pensioni d’oro sono quelle che superano i 3.000 euro al mese e che, secondo recenti dati dell’ISTAT, nel 2011 sono costate allo Stato ben 45 miliardi di euro (17% della spesa totale), i cui beneficiari sono solo il 5,2% dei pensionati (861.000 persone). Secondo fonti attendibili sarebbero almeno 6 i documenti da analizzare e su cui mettere mano, riformulando il dettato delle disposizioni legislative; l’obiettivo è quello di procedere alla riformulazione di un testo condiviso che, come richiesto dalle opposizioni, sia esaminato dall’Aula. “Speriamo di trovare un testo che abbia un senso” sono queste le parole pronunciate dalla deputata del Pd Maria Luisa Gnecchi. Mentre si sollevano le polemiche sul Governo di Renzi per la presunta revisione delle pensioni di reversibilità, il Parlamento prova a intervenire sui trattamenti più ricchi.
Pensioni d’oro: avanzano nuove proposte dei partiti politici
Secondo stime ufficiali nel 2011 in Italia il 5% dei pensionati più ricchi riceveva più o meno la stessa cifra del 44% dei pensionati più poveri. «Quelli che ricevono assegni mensili da 3mila euro in su assorbono una somma totale di 45 miliardi di euro della spesa pensionistica, una cifra molto vicina ai 51 miliardi di euro di pensioni che vengono invece pagate a coloro che percepiscono un assegno da mille euro mensili in giù» è ciò che spiega una proposta di legge avanzata da Movimento di Grillo, M5S. La maggioranza dei partiti di opposizione ha avanzato delle proposte di legge sul tema del taglio alle pensioni d’oro; figurano il progetto della Lega, della Sinistra Italiana, dei Fratelli d’Italia, del M5S e quello di Scelta Civica. Tutti condividono quanto si legge nella relazione che accompagna la proposta del grillino Davide Tripiedi: “Nel 2011 in Italia il 5 per cento dei pensionati più ricchi riceveva più o meno la stessa cifra del 44 per cento dei pensionati più poveri, quelli che ricevono assegni mensili da 3mila euro in su, assorbono una somma totale di 45 miliardi di euro della spesa pensionistica”. Secondo quanto messo in evidenza: “si tratterebbe precisamente di 861mila persone, corrispondenti al 5,2 per cento del numero totale dei pensionati. È una cifra molto vicina ai 51 miliardi di euro di pensioni che vengono invece invece pagate a coloro che percepiscono un assegno da mille euro mensili in giù, e che corrispondono al 44 per cento del totale; per la precisione di 7.348.000 pensionati”.
Quale proposta e soluzione per il Movimento di Beppe Grillo? La soluzione per il M5S è ben chiara e palese: imporre un limite massimo all’erogazione delle pensioni di importo eccedente ai 5mila euro netti; questo plafond massimo sicuramente avrà i suoi benefici economici e ricadute sui bilanci della finanza pubblica dato che, secondo stime, “in un solo triennio si raggiungerebbe l’efficacia auspicata sia sulle pensioni in corso di erogazione sia su quelle che verranno liquidate a far data dall’entrata in vigore della norma”
E Salvini che ne pensa in merito? Molto simile e con gli stessi presupposti è il progetto legislativo avanzato dalla Lega Nord e depositato da Massimiliano Fedriga; il testo è molto sintetico e chiarificatore, costituito da un unico solo articolo: “Le pensioni ed i vitalizi erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al metodo retributivo non possono superare i 5.000 euro netti mensili“. La leader dei Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, chiede una netta revisione sulle pensioni d’oro e dichiara che “Tutti i trattamenti previdenziali che risultano essere almeno dieci volte superiori al trattamento minimo dell’Inps devono essere ricalcolati e corrisposti secondo il sistema contributivo”. Nella proposta di legge il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, spiega che “Oltre determinate soglie si può e si deve parlare soltanto di privilegi inaccettabili, il cui integrale mantenimento, nel momento in cui si chiedono sacrifici alle nuove generazioni nel nome della sostenibilità del sistema per tutti, mina alle fondamenta il patto tra generazioni e il principio di uguaglianza tra i cittadini”. Zanetti propone l’introduzione di un contributo di solidarietà: un intervento provvisorio, della durata di cinque anni, che interessi le pensioni dai 60mila euro lordi annui in su.