Trovarsi con il conto in rosso è oggi una situazione piuttosto comune: risultare cattivi pagatori non è dunque un atteggiamento colpevole.
Quello del “cattivo pagatore“ è un vero e proprio stigma che la banca appone alla persona che si trovi in una situazione debitoria. Viene definito cattivo pagatore colui che, a seguito omessi pagamenti, risulti debitore nei confronti di una finanziaria o un istituto di credito.
Tuttavia riscattarsi da questa situazione è possibile, ed esistono comunque alcune strade di accesso al credito. Vediamole.
Come si diventa “cattivi pagatori“?
Sono cattivi pagatori coloro che non ottemperano al pagamento delle rate. Questo vale per qualunque rapporto debitorio, sia che si tratti di un mutuo o di un finanziamento.
Nello specifico il cattivo pagatore è, per la banca, colui che abbia maturato:
- Mancati pagamenti pari a tre rate del mutuo.
- Un ritardo superiore a 2 mesi sul pagamento di rate inerenti a prestiti o finanziamenti.
- Colui che emette, incolpevolmente, assegni scoperti.
A seguito di mancati pagamenti od assegni scoperti, il cattivo pagatore viene segnalato presso le Centrali di Rischio. SI tratta di quegli enti con i quali banche e società finanziarie collaborano, al fine di verificare l’attendibilità creditizia di colui che abbia chiesto un prestito.
Dunque ogni persona o società ha, agli occhi delle banche, un proprio storico creditizio. Nel momento in cui si fa domanda per un prestito o un mutuo, l’istituto verifica se vi siano pregressi di insolvenza. Se l’interessato dovesse chiedere un finanziamento durante il periodo in cui figurari nell’albo dei cattivi pagatori, difficilmente gli sarà concesso.
Il “libro nero“ dei cattivi pagatori
Le prime informazioni che l’istituto che eroga il finanziamento verifica sono quelle legate alla solvibilità del cliente.
I nominativi dei cattivi pagatori sono dunque riportati in un apposito albo, un vero libro nero gestito dal Sistema Informazioni Creditizie.
L’accesso a tale albo è disciplinato dal Codice Deontologico dei Crediti al Consumo e stilato dal garante della Privacy.
A seguito di mancati pagamenti, per quanto tempo si resta iscritti all’albo?Non per sempre. Se le rate non pagate sono solo due, il nominativo resterà nell’albo per un anno. Dal momento in cui l’ultima rata viene regolarizzata, si contano 2 anni prima di procedere alla cancellazione dall’albo.
Se, al contrario le rate non saldate risultino superiori a due, l’iscrizione all’albo arriva fino a 2 anni, durante i quali è difficile ottenere un finanziamento o un prestito.
L’albo dei cattivi pagatori è uno strumento utile ad individuare il profilo del pagatore: sia coloro che adempiono regolarmente ai pagamenti, sia chi invece non paga.
Se in ogni caso, le rate rimangono insolute, il nominativo è comunque rimosso dopo 36 mesi.
Prestiti per cattivi pagatori: una strada possibile
Appurato il profilo del cattivo pagatore, può egli chiedere un prestito?La risposta è “si“. A condizioni molto dure, chiaramente.
I cattivi pagatori non possono avere accesso alle normali forme di credito al consumo. Esistono comunque alcune soluzioni, ad ogni modo.
- La prima soluzione prevede la presenza di un fideiussore, detto anche garante.
Questi si impegna in prima persona a rispondere del pagamento, in caso di inadempienza da parte dell’obbligato. Il garante deve ovviamente essere un profilo senza protesti: egli non deve essere a propria volta cattivo pagatore.
Egli dovrà documentare all’istituto un reddito regolare o beni aggredibili nel caso si debba procedere ad un pignoramento. - Cessione del quinto di stipendio o della pensione. Secondo questa formula, il pagamento delle rate viene automaticamente defalcato dalla busta paga del cattivo pagatore, il quale abbia un contratto a tempo indeterminato.
- Prestito cambializzato. Avvalendosi di questa soluzione il cattivo pagatore sottoscrive (una o più) cambiali. In caso di mancato pagamento, la finanziaria potrà protestare il reddito dell’obbligato. E’ una soluzione completamente a carico del contraente: In caso di mancato o ritardato pagamento, l’istituto avrà infatti facoltà di procedere ad un pignoramento coattivo.