Tra le molte forme di finanziamento esistenti sul mercato italiano dei prestiti trovano spazio anche i prestiti personali per pensioni di invalidità. Questo perché in linea generale la condizione di invalidità non preclude assolutamente l’accesso al prestito e la posizione del soggetto richiedente viene analizzata dall’istituto di credito nel corso della fase istruttoria. Partendo dal presupposto che il buon fine della richiesta di prestito personale di un pensionato invalido dipende anche dai diversi istituti bancari e dalla patologia del richiedente, all’interno di questa guida forniremo dei chiarimenti su questa tipologia di finanziamento e analizzeremo le eventuali problematiche che potrebbero riscontrarsi lungo l’iter procedurale. Cercheremo cioè di spiegare nel dettaglio i requisiti necessari, le modalità di rimborso e gli eventuali casi di rifiuto del prestito personale per pensioni di invalidità.
Requisiti per la richiesta del prestito personale per pensionati invalidi
Come avviene per gli altri casi di finanziamento, non avere una cattiva reputazione creditizia favorisce molto la concessione del prestito. Avere regolarmente rimborsato le rate di un eventuale precedente finanziamento è innegabilmente un fattore importante e un credito da far valere al momento della richiesta alla banca. Altri elementi importanti sono l’età e la possibilità di rimborso del pensionato invalido. Il soggetto richiedente deve cioè dimostrare all’istituto di credito di vantare un reddito mensile tale da garantire il pagamento della rata del prestito.
Da qui si evince come essere invalido non rappresenta affatto una discriminante al momento della richiesta di prestito, mentre il requisito principale per ottenere il finanziamento resta la capacità di rimborso. Tuttavia, è bene precisare che alcune volte lo stato grave di invalidità potrebbe portare a un possibile prematuro decesso, per cui in tali casi la banca non concede il finanziamento.
Modalità di rimborso del prestito personale per pensionati invalidi
I soggetti invalidi titolari di pensione possono dunque rimborsare agli istituti creditizi il prestito ricevuto con la cessione di una parte della pensione, pagando mensilmente una rata calcolata in proporzione alla pensione percepita. Un rimborso che permetta comunque al pensionato di poter vivere la quotidianità dignitosamente e senza eccessivi sacrifici.
Inoltre, i percettori di pensioni di invalidità possono ottenere il prestito anche con la cessione del quinto. La cessione del quinto viene concessa dalla banca o dalla finanziaria secondo la patologia di invalidità del pensionato: la gravità della situazione è un elemento che influisce notevolmente sulla concessione o meno del finanziamento. In poche parole, lo stato di invalidità non deve essere tale da poter eventualmente provocare il decesso del richiedente; in questi casi infatti le banche rifiutano la richiesta per non andare incontri ad evidenti problemi futuri.
Per tali motivazioni al pensionato viene richiesto di presentare la documentazione medica che attesti il grado di invalidità, utile per consentire all’istituto di credito di valutare approfonditamente la pratica di finanziamento. I prestiti personali con cessione del quinto della pensione vengono dunque concessi tenendo conto della patologia di invalidità e il finanziamento viene tutelato da un’assicurazione. Da precisare che anche la compagnia di assicurazione che stipula la polizza sulla vita collegata al finanziamento esaminerà la documentazione sanitaria presentata dal richiedente all’atto della domanda.
Quindi, il pensionato invalido, oltre a dover presentare la documentazione reddituale necessaria per verificare la fattibilità del prestito e per il successivo calcolo della rata mensile da versare, è tenuto alla presentazione della certificazione medica.
Casi di rifiuto del prestito personale per pensionati invalidi
Esistono alcuni casi particolari in cui gli istituti bancari non concedono il prestito ai pensionati con invalidità. Come sottolineato in precedenza, quando la patologia del richiedente è così grave da poter determinare il decesso del soggetto invalido, l’istituto di credito non concede il prestito per evitare di incorrere nel rischio di insolvenza.
In molti casi, poi, i soggetti invalidi percepiscono una pensione minima, praticamente una pensione sociale, per cui la banca di fronte ad una insolvenza non potrebbe rivalersi sulla stessa. Quindi una pensione di invalidità di piccola entità o insicura, cioè che per qualsiasi ragione possa essere definitivamente sospesa a causa, ad esempio, della revoca della invalidità da parte dell’INPS, è motivo di rifiuto della richiesta di prestito personale da parte della banca di riferimento.
Per concludere, le banche in linea generale non considerano la condizione di invalidità del pensionato una discriminante, mentre molto dipende dalla patologia di cui si è affetti e dall’entità della pensione. In sostanza, prima di concedere un qualsiasi prestito l’istituto di credito, attraverso un’attenta analisi dell’intera documentazione del richiedente, vuole ridurre al minimo il rischio di insolvenza.