Ve le ricordate le tanto amate e vecchie lire italiane? Come non dimenticarle, se siete ancora in possesso di alcuni vecchi “tagli” di banconote che le avete conservate gelosamente nel vostro cassetto, in cassaforte o sotto il vecchio materasso è possibile convertirle in euro. La Corte dei Conti ha stabilito ciò: accogliendo il ricorso di un gruppo di soggetti risparmiatori, definisce illegittimo il decreto di Monti con il quale si anticipava a dicembre 2011 la prescrizione della lira. Questione sulla legittimità costituzionale del Decreto Monti sulla prescrizione anticipata della lira italiana era già stata precedentemente sollevata dal Tribunale di Milano, a seguito di un ricorso avanzato da un gruppo di soggetti risparmiatori contro Banca d’Italia per non essere riusciti ad ottenere il cambio di una somma di circa 27.500 euro. Infatti, il Decreto Monti sanciva, una volta per tutte, la prescrizione della lira a favore delle casse dell’Erario, con decorrenza immediata, per assolvere all’esigenza inderogabile ed impellente di ridurre il debito pubblico dello Stato italiano.
Sentenza Corte dei Conti: sì alla conversione delle vecchie lire in euro
La pronuncia della sentenza (n.216 del 2015) della Corte dei Conti ha reso finalmente possibile convertire, senza problemi, le lire in euro motivando con il fatto che fossero trascorsi 9 anni e 9 mesi dalla pubblicazione della legge che stabiliva in 10 anni il limite di tempo entro il quale effettuare il cambio delle lire. Il gruppo di risparmiatori erano sempre in tempo e legittimati nell’avere ancora 3 mesi di tempo per procedere con tutta tranquillità alla conversione delle vecchie banconote in euro. Il decreto del governo Monti aveva illegittimamente vietato questa possibilità che, con la dichiarazione di incostituzionalità del provvedimento legislativo, ha restituito a loro e a tutti quelli che avevano ancora delle lire in casa, per il tempo residuo di 3 mesi necessari ad arrivare ai 10 anni di prescrizione inizialmente previsti.
Dal testo della sentenza (n.216 del 2015) si legge: “Non è dubitabile che il quadro normativo preesistente alla disposizione denunciata di incostituzionalità fosse tale da far sorgere nei possessori di banconote in lire la ragionevole fiducia nel mantenimento del termine fino alla sua prevista scadenza decennale: il fatto che, al momento dell’entrata in vigore della disposizione censurata, fossero già trascorsi nove anni e nove mesi circa dalla cessazione del corso legale della lira non è idoneo a giustificare il sacrificio della posizione di coloro che, confidando nella perdurante pendenza del termine originariamente fissato dalla legge, non avevano ancora esercitato il diritto di conversione in euro delle banconote in lire possedute”.
Secondo una stima di Banca d’Italia ci sarebbero in circolazione ancora ben 1.2 miliardi di euro che sono ancora sotto forma di vecchie banconote di lire italiane. Per poterle convertire bisognerebbe presentarsi in banca portando la documentazione della richiesta in forma scritta inoltrata entro il 28 febbraio 2012, oppure una dichiarazione relativa al mancato cambio da parte della filiale della Banca d’Italia, a condizione che siano state firmate dal personale dell’Istituto di credito sempre entro e non oltre il 28 febbraio di 4 anni fa. In effetti, la vicenda è piuttosto nebulosa dato che la sentenza pronunciata dalla Corte dei Conti ha fatto ipotizzare il rischio che i titolari degli 1,2 miliardi di euro rimasti lire potessero tornare a richiedere la conversione delle lire in euro. Ma, in realtà come è stato poi precisato, in un secondo momento, dalla stessa Corte dei Conti e dal consulente legale dei risparmiatori che hanno presentato il ricorso, Marcello Pistilli, si era cancellato lo stop imposto dal Decreto «salva-Italia», ma non la scadenza ordinaria decennale del 28 febbraio 2012. In effetti, per consentire la conversione generalizzata delle vecchie banconote raffiguranti i volti di Maria Montessori, Vincenzo Bellini o Alessandro Volta, occorrerebbe un testo legislativo, ma con tutta probabilità è impossibile che il Governo italiano voglia porre in atto spese e costi per i bilanci della finanza pubblica per poter “restituire” un valore alle vecchie lire.