Il capitale di rischio in base all’azione imprenditoriale dei Business Angel e dei Venture Capital

Gli investimenti nel capitale di rischio ad opera dei venture capital o dei business angels sono un apporto di risorse finanziarie nel capitale aziendale da parte di investitori esterni all’azienda, che si può realizzare come partecipazione al capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni in un periodo di tempo medio – lungo. Solitamente la partecipazione al capitale di rischio di investitori professionali non va oltre i 4 anni, comunque sulla base di accordi già siglati e negoziati.

Venture capitalist, private equity, business angels

Gli investitori istituzionali, o venture capitalist, agiscono per conto di diversi operatori finanziari, quali società di investimento di emanazione bancaria, fondi chiusi di diritto italiano, fondi chiusi di diritto estero ed altri operatori internazionali, finanziarie di partecipazione di emanazione privata ed industriale, società di investimento di emanazione pubblica.  Oltre ai venture capitalist, rientrano tra gli investitori istituzionali anche le private equity, che comprendono operazioni di investimento realizzate in fasi del ciclo di vita delle imprese successive a quella iniziale. I business angels sono imprenditori, ex titolari di impresa, che hanno mezzi finanziari, una buona rete di conoscenze ed una consolidata capacità gestionale da poter utilizzare in piccole medie imprese in cui intervengono personalmente, specialmente se interessate al settore tecnologico.

Tipologie di investimenti nel capitale di rischio

Per quanto concerne la figura che opera negli investimenti nel capitale di rischio, l’investitore apporta diversi benefici oltre alle risorse finanziarie, ossia esperienze professionali, competenze tecnico-manageriali, una rete di contatti con altri investitori ed istituzioni. Solitamente la redditività nel medio periodo è maggiore di quella che si potrebbe ottenere con strumenti finanziari tradizionali, ma anche il livello di rischio rispetto a quello subìto da altri intermediari creditizi o finanziari. Le attività degli investitori istituzionali nel capitale di rischio possono essere classificate secondo tre principali tipologie, ossia finanziamento dell’avvio, finanziamento dello sviluppo, finanziamento del cambiamento/ripensamento, di cui la prima è ricondotta ai venture capitalist, mentre la seconda e la terza alla private equity.

Intervento dell’investitore

Gli investimenti in capitale di rischio possono intervenire in diversi momenti della vita aziendale, partendo dal momento della discussione e della prototipazione di un’idea imprenditoriale fino all’assistenza per la cessione o la quotazione in Borsa dell’impresa. L’obiettivo in ogni caso è il conseguimento di guadagni importanti tramite la cessione di partecipazioni acquisite, cosa che si può ottenere con un incremento di valore della partecipazione nel capitale sociale. Alla fine, conseguito il guadagno desiderato, l’investitore esce dal capitale sociale dell’azienda per precise esigenze finanziarie: con un’elevata redditività nel medio periodo non gli conviene più rischiare perché potrebbe perdere tutto.

Le fasi di intervento 1

Le fasi in cui intervengono solitamente gli investimenti nel capitale di rischio sono: quella dell’idea progetto o seed capital, in cui l’imprenditore ha un progetto da testare ed avviare finanziandolo con un “love capital”, supporto minimo da parte dei familiari; della fase di avvio o start-up, in cui si devono trovare i capitali per finanziare il decollo dell’attività con gli studi di fattibilità, l’organizzazione della struttura produttiva, organizzativa e commerciale; dell’expansion financing o fase del consolidamento, con la ricerca di un’espansione e sviluppo tramite nuove posizioni di mercato, un aumento della capacità produttiva, il consolidamento dell’immagine, l’ampliamento della propria quota di mercato.

Le fasi di intervento 2

Altre fasi ancora di intervento degli investitori sono: quella della riorganizzazione aziendale o replacement capital, in cui l’operatore di private equity si sostituisce tenporaneamente ai soci uscenti per favorire una nuova strategia di sviluppo evitando al contempo le tensioni tra gli altri soci; della family by out o ricambio generazionale, in cui avviene il passaggio di consegne da parte di uno dei membri della famiglia ad uno più giovane, che può essere formato dall’investitore stesso; del buy out o buy in, ossia il cambio di proprietà, con l’investitore che può organizzare l’acquisto dell’impresa da parte del management, dei dipendenti, dei manager esterni, oppure si sostituisce al management gestendo la ristrutturazione ed il rilancio dell’impresa acquisendo quote di maggioranza.