Bitcoin italiani: dal mondo virtuale a quello reale

I bitcoin nascono ufficialmente nei sistemi on-line peer to peer come alternativa virtuale alla moneta corrente, creando in un contesto del tutto artefatto la comodità di un mezzo di scambio e di pagamento costruito ad hoc; non a caso i frequentatori abituali di store digitali di musica e di giochi hanno imparato negli anni a familiarizzare col “fenomeno bitcoin”, inserendo nel proprio lessico quotidiano un termine che ai più suona ancora come un neologismo.

La valuta virtuale creata da Satoshi Nakamoto, grazie alla sua praticità, sta contagiando il mondo della vita reale, e se paesi come la Finlandia e il Canada possono vantare il ruolo di apripista (la Finlandia è stata il primo paese ad accettare un pagamento con bitcoin in un negozio di dischi e il Canada una consumazione in un coffee shop), non è detto che l’Italia ben presto non possa dire la sua.

Bancomat Bitcoin: come funzionano?

L’introduzione in alcune città di veri e propri bancomat bitcoin, abilitati alle operazioni con moneta virtuale, è stata la conferma di un interesse reale per tale sistema di pagamento; quattro città italiane, Roma Udine Pisa e Reggio Emilia, sono già dotate di bancomat bitcoin e altre località (Milano in primis) non vogliono restare a guardare.

Alla voce on-line coinatmradar è indicata una cartina con la dislocazione sul territorio nazionale dei dispositivi abilitati all’uso di bitcoin; gli sportelli bancomat compatibili possiedono all’interno un software open source capace di convertire moneta reale, di convalidare il deposito di bitcoin (oltre all’usuale moneta corrente), di ottemperare a tutte quelle operazioni al momento eseguibili con i bitcoin.

Ma qual è lo stato delle cose?

Attualmente, anche se la curiosità è palpabile, poche persone sono riuscite effettivamente a beneficiare dell’arrivo di questa novità; la gente mostra interesse, chiede informazioni, ma il timore di perdere i propri soldi permane.

Ad onor del vero, la sperimentazione ancora regna sovrana e, come per ogni innovazione, sarà il tempo a determinare la possibile integrazione di un sistema di pagamento totalmente virtuale nella concretezza della vita quotidiana.

L’obiettivo a breve termine dei gestori del servizio è sondare la risposta dell’utenza, alla luce dei sorprendenti risultati consolidati dai bitcoin in pochi anni nel mondo digitale. Probabilmente, però, solo una regolamentazione completa e un sistema di crittografia efficace per l’identificazione degli utilizzatori potranno regalare consensi di portata più ampia.

La mancanza di direttive non è una lacuna solo italiana: i bitcoin sono un fenomeno relativamente nuovo e potenzialmente controverso, tanto da confondere i legislatori di tutto il mondo sulla definizione di una comune linea di condotta.