La divisione dell’eredità è disciplinata dalla legge, che prevede una serie di regole e norme secondo le quali si stabiliscono dei criteri attraverso i quali viene frazionato un patrimonio da ereditare tra i diversi aventi diritto. A seguito della morte di una persona infatti il suo patrimonio viene acquisito da ogni singolo erede che ne diventa proprietario unico ed esclusivo, per la parte di competenza. Spesso la divisione dell’eredità diventa motivo di contestazioni tra gli eredi e ci si rivolge a dei legali per trovare la soluzione, soprattutto in caso di testamenti redatti contrariamente alle disposizioni di legge o in casi di successioni difficili per la complessità della struttura familiare degli eredi o delle disposizioni del defunto poco chiare. Esistono diversi modi per individuare gli eredi legittimi di un defunto, sia che la chiamata all’eredità avvenga per legge (definita eredità legittima) o sia che avvenga per testamento (definita eredità testamentaria).
La successione legittima
Quando si parla di diritto all’eredità per legge, si fa riferimento alla successione legittima in caso di mancanza del tutto o in parte di un testamento. Si fa riferimento alla legge in caso di testamento parziale, o anche nel caso il testamento risulti nullo. Si parla di testamento parziale anche nel caso il defunto disponga solamente di una parte dei propri beni. In questo caso è opportuno analizzare bene cosa la legge ha previsto come criterio di priorità per l’assegnazione dell’eredità.
Il primo caso da prendere in considerazione è quando il defunto sia stato sposato e il coniuge sia ancora in vita, anche se separato. Nel caso di assenza di figli e/o di fratelli, il coniuge rimasto in vita eredita il 100% dei beni del defunto. Nel caso in cui, oltre al coniuge, vi sia la presenza di un figlio, l’eredità di suddivide al 50% al coniuge ( a cui spetta anche il diritto di abitazione) e 50% al figlio unico. In caso di presenza di 2 o più figli 1/3 dell’eredità spetterà al coniuge ( a cui spetta anche il diritto di abitazione) e 2/3 spetteranno in parti uguali ai figli. In presenza di un coniuge e di un genitore del defunto, in assenza di figli o fratelli, 2/3 spetteranno al coniuge ( a cui spetta anche il diritto di abitazione) e 1/3 all’ascendente o agli ascendenti in parti uguali. Nel caso in cui sussista un coniuge e uno più fratelli, in assenza di figli o ascendenti, 2/3 spetteranno al coniuge e 1/3 ai fratelli in parti uguali.
Nel secondo caso interessante, il defunto non è stato sposato o il coniuge è morto in precedenza, pertanto in assenza di testamento, l’eredità verrà suddivisa tra eventuali figli, ascendenti o fratelli in parti uguali. In assenza di figli, ascendenti o fratelli, l’eredità verrà suddivisa tra i parenti entro il 6° grado in parti uguali tra i parenti di grado più prossimo.
Nel caso di presenza di minori tra gli eredi legittimi, la quota ereditata può essere amministrata per conto del minore fino al raggiungimento della maggiore età da il legale tutore stabilito per legge o da un giudice.
La successione testamentaria
Ne caso di eredità per testamento, ammesso che questo sia valido ai fini di legge, il testatore può scegliere i propri eredi. La legge prevede tuttavia delle quote minime che vengono riservate ai parenti più prossimi, in quanto eredi legittimi, come visto anche sopra. Alla luce di ciò si evince che, qualora il testamento escluda anche parzialmente un erede legittimo, questo potrà tutelarsi di fronte ad un giudice che riconoscerà il diritto ad ereditare secondo le quote stabilite dal legislatore.
Regole generali sull’eredità
Al primo posto, quindi, troviamo gli eredi legittimi, in ordine coniugi e figli, ascendenti e fratelli, che partecipano all’eredità in parti uguali allo stesso grado di parentela. In caso di assenza di questi, l’eredità viene riconosciuta ai parenti più prossimi. In caso di testamento non è possibile escludere gli eredi legittimi, ovvero i parenti di primo grado, in tutti gli altri casi è possibile disporre dei propri beni come da volontà.