Ipotesi aumento IVA: andrebbe a colpire i meno abbienti

Difficile crederci, ce l’avevano promesso e, invece, spunta già il vociferare dell’aumento dell’IVA dal 22% al 23%: se questa vox populi si trasformasse in realtà, sarebbe la fine vera catastrofe economica per lo scenario congiunturale del nostro Paese, il quale appare già enormemente in ginocchio e labile nella ripresa. Spunta la notizia che il Governo sia alle prese con il nodo cruciale dell’aumento Iva, dopo la richiesta di Bruxelles di ridurre dello 0,2% il rapporto deficit/Pil. Dalla Cgia di Mestre arriva però un giusto e veritiero avvertimento: la misura economica dell’incremento dell’IVA andrebbe a colpire pesantemente i meno abbienti. “Di fronte ad una crescita economica ancora molto timida e incerta, l’eventuale aumento Iva condizionerebbe negativamente i consumi interni. E, di conseguenza, tutta l’economia, penalizzando in particolar modo le famiglie meno abbienti” ha giustamente argomentato Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia. Ma chi sarebbe realmente penalizzato dall’aumento dell’Imposta sul Valore Aggiunto? In termini assoluti, sarebbero i percettori di redditi più elevati dato che una maggiore disponibilità economica si accompagna, inevitabilmente, ad una più elevata capacità di spesa legata al fatto che chi percepisce redditi più alti è più propenso a fare acquisti di lusso e di certe categorie di prodotto o servizio, che verrebbero interessati e colpiti aspramente dall’incremento dell’IVA. In effetti, si tratta nella realtà di una misura grossolana e l’impatto dell’IVA andrebbe ad impattare su altri strati sociali, quelli meno abbienti. In che modo? Scopriamolo insieme.

Aumento IVA? I meno abbienti sarebbero i più colpiti

Il Governo sarebbe già al lavoro per ipotizzare un incremento dell’IVA dal 22% al 23% e, probabilmente, nel 2018, l’ipotesi dovrebbe trasformarsi in realtà. Sono solo voci ma, il vero problema è che il nostro Paese ha segnato una timida ripresa e stenta a crescere esponenzialmente, come dovrebbe. Sull’aumento ci si interroga su quali stati sociali e categorie di lavoratori andrebbe ad impattare la misura dell’incremento dell’IVA. Ma per capire occorre leggere la definizione e riflettere sul che cosa va a colpire questa imposta indiretta. L’Iva, acronimo di Imposta sul Valore Aggiunto, è appunto un’imposta indiretta che colpisce soltanto il valore aggiunto di ogni fase della produzione, ovvero l’incremento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico, dalla fase di produzione fino al fase finale di consumo. Questo tributo grava soltanto sul consumatore finale.

Dalla definizione di Iva, ben si comprende che la misura più corretta per capire come un incremento dell’Iva vada ad impattare sul consumatore finale e, non solo, si ottiene computando l’incidenza in termini percentuali dell’imposta indiretta sulla retribuzione netta di un soggetto percipiente di reddito. Adottando questa metodologia, l’aggravio più pesante interesserebbe i redditi medio-bassi e, a parità di reddito, le famiglie italiane più numerose. Un grave danno dato che, con un incremento di un punto percentuale di IVA, una famiglia di 4 persone subirebbe un incremento di imposta di circa 100 euro all’anno. Ciò, ovviamente, avrebbe delle ripercussioni negative sui consumi interni del paese che costituiscono la componente più importante del nostro PIL e, non si può negare che il consumo domestico italiano non sia già in profonda stagnazione.

Quali prodotti e servizi sarebbero interessati dall’incremento dell’IVA? Ecco una lista sommaria dei beni e servizi che sarebbero colpiti aspramente dalla crescita dell’imposta indiretta: Vino, Abbigliamento, Calzature, Elettrodomestici, Mobili, Articoli di arredamento, Biancheria per la casa, Servizi domestici, Detersivi, Pentole, posate ed altre stoviglie, Lavanderia e tintoria, Acquisto di auto, Pezzi di ricambio, olio e lubrificanti, Carburanti per veicoli, Giochi e giocattoli, Radio, televisore, hi-fi e videoregistratore, Computer, macchine da scrivere e calcolatrici, Prodotti per la cura personale, Barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza, Argenteria, gioielleria, bigiotteria e orologi Borse, valige ed altri effetti personali ed Onorari liberi professionisti. Oltre alle famiglie con reddito medio-basso, denuncia il Segretario della CGIA Renato Mason,  ad essere penalizzate dall’eventuale aumento dell’IVA sarebbero anche gli artigiani, i commercianti e tutto il popolo delle partite IVA. “Queste realtà, infatti, vivono quasi esclusivamente di domanda interna: con un l’imposta più pesante, quasi certamente i consumi subirebbero una contrazione importante, danneggiando queste attività economiche che non hanno ancora superato la fase critica di questa crisi“.