L’obbligo per negozi, commercianti e professionisti dotati di Partita Iva di accettare i pagamenti elettronici via bancomat per concludere le transazioni commerciali fa passi avanti, ma con ritardi rispetto alla prassi commerciale che si è consolidata nel resto dell’Europa. Il problema di fondo non è tanto che quest’obbligo ha ritardato il recepimento del decreto Sviluppo bis ma, la confusione dei decreti attuativi e degli interessi in gioco è così complicato che genera problemi di disconoscimento normativo ed errori nella prassi operativa quotidiana. Non per niente siamo rispetto al panorama europeo il Paese che è ancora molto in ritardo dal punto di vista legislativo e del consolidamento pratico delle transazioni commerciali telematiche. Vediamo di comprendere meglio in questa guida di cosa si tratta, la modalità di funzionamento, chi è tenuto a seguire la disciplina normativa e le novità per il corrente anno 2017.
POS: obbligatorietà e ratio della normativa
Dal 30 giugno 2014 vi è l’obbligo per esercenti commerciali, professionisti e studi professionali di accettare pagamenti elettronici effettuati tramite POS (Point of sale) utilizzando carte bancomat, carte di credito, di debito e prepagate. L’obbligatorietà di accettare pagamenti in moneta elettronica è previsto dal Decreto Ministeriale 24/01/2014 (Disposizioni sui pagamenti elettronici) e concerne le transazioni aventi come oggetto la vendita di beni, servizi e prestazioni professionali con costo di acquisto a partire da 30 euro, oggi 5 euro; la norma originaria (articolo 15, commi 4 e 5 del Dl 179/2012) non prevedeva sanzioni per i non adempienti, rivista in seguito con l’evoluzione della prassi commerciale e dell’operatività quotidiana. La ratio delle legge è quella di promuovere i pagamenti tracciabili, in chiave anti-evasione ed anti-elusione fiscale, venendo a favorire i pagamenti elettronici, ovvero l’abitudine da parte dei consumatori finali di utilizzare costantemente bancomat e carte di credito per fare la spesa o concludere uno shopping online. In Europa, ogni cittadino effettua mediamente 194 pagamenti l’anno con l’utilizzo della moneta elettronica, contro i 74 di un italiano; da questo dato ben si comprende come in Italia la prassi e la normativa sia fortemente in ritardo.
Confesercenti sottolinea come le Piccole Medie Imprese italiane siano d’accordo sulla necessità di stimolare i pagamenti mediante l’utilizzo della moneta elettronica e presenta un studio che rileva come le imprese abbiano fatto passi avanti in questo senso, anche se non basta. Secondo Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti Nazionale, i dati dimostrano che « non servono sanzioni per aiutare la diffusione della moneta elettronica. Meglio creare condizioni favorevoli per le imprese: un passo avanti è già stato compiuto con il recepimento delle regole europee sulle commissioni, che speriamo venga rispettato in toto dal sistema bancario» e serve un piano per favorire «gli strumenti di pagamento innovativi più utili nel caso dei piccoli pagamenti, come i POS contactless, prevedendo sgravi per le attività che decidono di implementare questi nuovi sistemi, sempre senza incidere sulla libertà di scelta delle imprese».
Pagamenti mediante moneta elettronica: novità nel biennio 2016-2017
“I soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare pagamenti anche con carte di credito, oltre che di debito, tranne nei casi di oggettiva impossibilità tecnica” è quanto dispone e chiarisce l’art. 1, co. 900, L. n. 208/2015; ai sensi di quanto disposto dalla Legge di stabilità 2016, a decorrere dal 1° gennaio 2016, la cogenza di accettazione dei pagamenti eseguiti con moneta elettronica è stata estesa anche con riferimento alle carte di credito e con bancomat per piccole somme sotto i 5 euro.
Si tratta di un obbligo in quanto è previsto attualmente un regime sanzionatorio in caso di rifiuto ad accettare i pagamenti mediante l’utilizzo della moneta elettronica; di fatto, la mancata installazione del POS da parte degli esercenti commerciali e liberi professionisti produce un inadempimento sanzionabile.
La disposizione originaria è stata così revisionata con l’ abolizione della soglia fissata in precedenza dei 30 euro, sotto la quale commercianti e professionisti potevano rifiutarsi di accettare pagamenti tramite POS, con il conseguente “taglio” delle commissioni sulle transazioni sotto 5 euro e previsione di sanzioni per chi non accetta i pagamenti elettronici. Dal mese di luglio 2016 i pagamenti elettronici si applicano anche per il pagamento delle somme da riscuotere tramite i dispositivi di monitoraggio di durata della sosta: sono queste le rilevanti novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016, ai commi 900 e 901, in materia di pagamenti elettronici.
Il comma 900 revisionato prevede attualmente, con l’integrazione di due nuovi commi (4-bis e 4-ter) all’art. 15 del D.L. n. 179/2012, il seguente dettato normativo:
“a) la diminuzione del valore dei pagamenti al di sopra dei quali il consumatore può richiedere all’esercente di pagare tramite carte di debito o di credito dagli attuali 30 a 5 euro;
b) l’introduzione di una disposizione volta a contenere i costi di utilizzo dei POS, con la previsione che gli stessi non possano essere superiori a quelli che il beneficiario avrebbe sostenuto per l’accettazione di analoghi pagamenti in contanti, e
c) l’introduzione di disposizioni sanzionatorie per i soggetti che non rispettano la norma”.
Nel successivo comma 901 si sancisce che “a decorrere dal 1o luglio 2016, i pagamenti elettronici si applicheranno anche per i pagamenti delle somme da riscuotere mediante i dispositivi dì controllo di durata della sosta, previsti dalla lett. f), comma 1, art. 7, del D.Lgs. n. 285/1992 (Codice della strada). I Comuni dovranno pertanto rendere i dispositivi per la gestione delle aree di parcheggio idonei alla ricezione del pagamento tramite carte di debito e di credito“.