La possibilità di un ritorno della Lira Italiana conseguente all’uscita del nostro paese dall’Unione Europea è una possibilità spesso vista di buon occhio da molti cittadini.
L’Italia potrebbe pertanto seguire l’esempio della Gran Bretagna (recentemente il paese ha infatti votato tramite referendum l’uscita dall’unione monetaria europea) o la possibile uscita dall’euro della Grecia che a breve sarà chiamata al voto per decidere tramite referendum quale moneta mantenere all’interno dello Stato.
Ricordiamo che l’Euro è una moneta introdotta per la prima volta nel 1999 e che è diventata una moneta corrente a partire dal 2002.
Dapprima la valuta è stata introdotta nei primi 12 Stati Europei e successivamente l’euro è stato introdotto nei diciannove dei 28 Stati UE.
Per effettuare il passaggio all’euro sono state previste delle disposizioni contenute all’interno del Trattato di Maastricht del 1992. I cosiddetti parametri di Maastricht sono:
- Rapporto debito/Pil sotto il 60 %;
- Deficit pari o inferiore al 3 % del prodotto interno lordo;
- Tasso di inflazione non superiore a 1,5 punti percentuali del tasso medio dei tre paesi con inflazione più bassa;
- Far parte del Sistema monetario europeo da almeno 2 anni;
- I tassi di interesse non devono essere superiori di più di 2 punti rispetto al tasso medio dei tre Stati membri che presentano tassi di inflazione più bassi;
Il referendum per l’uscita dall’Eurozona da parte della Grecia con conseguente ritorno al Dracma si terrà a Luglio prossimo ed in molti sperano che il paese ellenico decida allo stesso modo della Gran Bretagna.
Dopo Brexit
Dopo il turno di Gran Bretagna e Grecia potrebbe toccare all’Italia, con i cittadini che sarebbero chiamati ad un quesito referendario per fare in modo che anche nel nostro paese torni la vecchia Lira al posto dell’amato odiato Euro. L’ipotesi dell’indizione di un referendum è caldeggiata soprattutto da alcuni partiti di opposizione quali Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia, anche se esaminando nel concreto la possibilità di un ritorno alla Lira questa potrebbe presentare diversi svantaggi.
Uno dei primi effetti negativi del ritorno alla Lira potrebbe essere una svalutazione “monstre” della moneta. Calcoli ottimistici stimano nel 30 % la possibilità che venga svalutata la moneta e che questa, insieme ad un incremento dei prezzi delle materie prime come petrolio e gas, potrebbe portare al crollo di immobili e terreni.
Gli effetti di una eventuale uscita dall’euro per l’Italia
In sostanza le ripercussioni di una caduta dei prezzi potrebbero quantificarsi in circa mille miliardi di euro, cifra che viene stimata in base ai dati inerenti alla ricchezza posseduta dai cittadini italiani.
Tuttavia non tutti gli operatori di settore sono d’accordo su una svalutazione di circa 30 punti percentuali nel caso di possibile avvento della Lira.
In base a calcoli fatti dall’ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini, la Lira potrebbe anche deprezzarsi di oltre 30 punti percentuali (arrivando a giungere a svalutazioni di oltre 50 punti percentuali).
Tuttavia il possibile ritorno alla lira potrebbe avere ripercussioni oltre che per i cittadini anche per gli istituti di credito e per i mutui da questi erogati. In questo caso il problema potrebbe derivare soprattutto dall’inflazione (ipotizzando un’inflazione di circa 5 punti percentuali anche rendimenti sufficienti, come ad esempio il 3 % su base annua, non sarebbero comunque convenienti).
Le conseguenze per Piazza Affari
Le ripercussioni per il ritorno della Lira potrebbero riguardare anche Piazza Affari con perdite ingenti.
L’uscita dell’Italia dall’area Euro potrebbe anche avere ripercussioni sui mutui tenuto conto anche di quanto è successo in passato quanto si è passati dalla Lira all’Euro. All’epoca con la conversione Lira – Euro, il valore del mutuo fu convertito al cambio stabilito al momento, e lo stesso criterio potrebbe essere applicato nel caso di ritorno alla Lira (con successiva svalutazione successiva).
Nel caso di mutui che sono stati contratti da privati, sarebbe inoltre anche possibile che la valuta resti in euro (e pertanto la conversione euro – lira riguarderebbe solo stipendi, pensioni e conti bancari).