Il prelievo forzoso non rappresenta una novità nel panorama delle imposizioni fatte dagli Stati europei ed infatti lo strumento aleggia sempre come uno “spettro” nei confronti dei contribuenti italiani.
Ad incrementare i timori del popolo italiano è anche l’introduzione del cosiddetto “bail in” che rientra sempre nelle norme per consentire il salvataggio delle banche in crisi. Il bail è stato introdotto dall’esecutivo italiano per ottemperare a quanto previsto da una Direttiva Europea in materia di istituti di credito e consiste in un prelievo forzoso da attuarsi nei confronti di azionisti, obbligazionisti e correntisti di una determinata banca.
Sono esentati dal prelievo forzoso esclusivamente i titolari di conto corrente di ammontare inferiore a 100 mila euro, i quali sono protetti dal Fondo di Garanzia dei depositi. A seguire saranno maggiormente tutelati i depositi di oltre 100 mila euro intestati a persone fisiche, microimprese e piccole e medie imprese.
I criteri di privilegio dei crediti (depositor preference), in base ai quali è possibile stabilire quali tipi di deposito siano maggiormente aggredibili, sono dettati proprio dalla direttiva BRRD. In sostanza la direttiva stabilisce che i crediti dei depositanti siano crediti privilegiati rispetto ai crediti chirografari mentre vengono esclusi dal bail in i cosiddetti depositi protetti (ovvero i depositi sino a 100 mila euro).
Oltre ai depositi protetti vengono esclusi dal prelievo forzoso anche le passività farantite, le disponibilità che sono detenute dalla banca ma intestate al cliente, i crediti da lavoro ed i crediti dei fornitori. L’autorità ha anche la possibilità di escludere altre categorie di crediti, qualora ricorrano delel condizioni prestabilite.
Come già all’inizio abbiamo ricordato il prelievo forzoso non sarebbe una dovuta per i paesi europei e per l’Italia in particolare. Infatti nel 1992, in un periodo di forte svalutazione per la moneta Italiana, l’esecutivo guidato da Amato effettuò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari, in esecuzione di un decreto legge studiato “ad hoc”.
Alla fine, nonostante i forti malumori, l’erario introitò oltre 11.500 miliardi di lire.
Bail in a partire dal 1° gennaio 2016
Il prelievo forzoso sui conti correnti che è partito dall’1 gennaio 2016 e risponde appunto alle line guida dettate dalla Direttiva Europea 2014/59/UE. Attualmente il limite dei depositi protetti è pari a 100 mila euro ma il limite potrebbe anche ridursi come già successo in Germania (bail in fissato a 30 mila euro) dove sicuramente i contribuenti più facoltosi sono in percentuale superiore rispetto all’Italia ed agli altri paesi dell’eurozona.
Nonostante le rimostranze di alcuni contribuenti l’esecutivo italiano ha smentito che il bail in possa essere considerato come una sorta di prelievo forzoso dei conto correnti anche se nel provvedimento si intravede una sorta di tassa patrimoniale tenuto conto che nel caso di problemi l’istituto di credito compensare le proprie perdite anche con i soldi depositati nei conti di ammontare superiore a 100 euro.
La cosiddetta “tassa patrimoniale” è stata però al centro di accese polemiche da parte di alcuni esponenti del mondo politico. Infatti, sebbene l’introduzione del bail in” riguardi l’adeguamento ad una direttiva europea non sono in pochi quelli che hanno contestato alla manovra di voler “privatizzare” i profitti e “statalizzare” le perdite.