Se ancora qualcuno crede strenuamente nella poesia del matrimonio, forse non ha fatto i conti con il fisco e il Codice civile.
Già. Perché davanti alla Legge non tutte le unioni si equivalgono tra loro.
I supporto economici per i figli e i sostegni al reddito risultano vantaggiosi per quelle coppie che, pur amandosi, non ufficializzano la propria unione. Anzi, possiamo asserire con decisione che lo Stato penalizza chi mettere su famiglia, rispetto a chi lo fa in forma non ufficiale”.
Un fenomeno senpre più palese, tanto che, scrivono le Acli, “Nel nostro Paese fare famiglia ha assunto i contorni di una pratica finanziariamente estrema, un’autentica sfida economica”.
Sposarsi o convivere: svangaggi e vantaggi fiscali
Diciamolo pure: non coniugarsi dà luogo a molteplici vantaggi dal punto di vista economico.
Non solo. In alcuni casi anche una coppia formalmente separata ha accesso ad agevolazioni fiscali solitamente precluse a chi sceglie di non pronunciare il fatidico “si“.
A gravare sulle famiglie di fatto è proprio ma il fisco, con un meccanismo che mette alla prova la stabilità economica delle unioni. A tal proposito le Acli della città di Brescia hanno recentemente stilato un documento dal provocatorio titolo di “10 buoni motivi per non sposarsi in Italia oggi”.
Vantaggi fiscali e coppia: non sposarsi…conviene
Ad oggi sono sempre più le coppie separate o conviventi per motivi assimilabili a vantaggi fiscali.
Il mancato riconoscimento fiscale delle famiglie di fatto finisce, paradossalmente, per discriminare le unioni tradizionali. Questo fenomeno andrebbe arginato mediante una parificazione fiscale tra le famiglie non sposate e quelle “regolari“.
Ecco dunque di seguito i dieci i motivi per non sposarsi riportati nella citata guida:
- Detrazioni Irpef per i figli a carico.
La detrazione fiscale va di pari passo con il reddito. Nel caso delle coppie sposate l’Agenzia delle Entrate può incrociare i dati per monitorare che si richiesta dei benefici sia in regola. Ciò risulta ovviamente non possibile nel caso delle coppie conviventi. - Indicatore Isee.
Nel caso di due partner non coniugati e non conviventi, uno non viene assimilato al nucleo familiare. Di conseguenza il suo reddito non fa cumulo con il calcolo Isee, che risulterà più contenuto. - Assegni familiari: sensibili vantaggi fiscali.
Questi sono ovviamente calcolati sulla base del reddito del nucleo. Il riferimento è composto dal richiedente, il coniuge – non o legalmente separato – i figli. Nel caso di due genitori non sposati (e conviventi) il reddito del genitore lavorativamente non dipendente non rientra nel reddito di famiglia. - Assegnazione dell’alloggio popolare.
Fatta la legge, trovato l’inganno, recita un vecchio adagio. In testa alle graduatorie per le case popolari figurano le persone sole con figli a carico. Tante sono dunque le unioni il cui marito migra la propria residenza, pur di fatto non cambiando casa. - Un discorso similare vale per i sostegni all’affitto.
Nel caso in cui l’importo dell’affitto sia gravoso (oltre il 30% del reddito del familiare), si ha diritto ad alcuni benefit. Per accedere a tale agevolazione è sufficiente non essere sposati, denunciando così uno stipendio invece di due. - Esenzione dai ticket sanitari per i figli.
In questi casi il bilancio reddituale è stimato in base al reddito del padre e della madre. Qualora questi non risultassero sposati, viene valutato il reddito di un solo genitore. - Scuola dell’infanzia.
Gli enti assegnano un punteggio superiore ai figli di genitori soli. Per questo sono non poche le coppie che, dopo la nascita del piccolo, fingono di separarsi. - Assegno sociale per i coniugi con più di 65 anni. Lo stato di bisogno si valuta sul reddito coniugale, se il richiedente è sposato. Diversamente, se il richiedente è separato, vale il solo reddito personale.
- Anche per quanto riguarda le maggiorazioni sociali, si riscontrano sensibili vantaggi in materia fiscale.
Nel caso di coniugi o coppie non sposate l’integrazione al reddito si valuta sul reddito della singola persona. - Reversibilità pensionistica.
Per due vedovi titolari di pensione di reversibilità che desiderano convivere, è chiaramente conveniente evitare di convolare a nozze. In questo modo essi si assicurano una duplice entrata, che altrimenti sfumerebbe.
Ad oggi dunque la battaglia delle coppie di fatto per l’equipollenza dei diritti è ancora lunga. Il matrimonio, tutto sommato, espone la coppia ad una serie di interrogativi di ordine fiscale ed economico.