Lavoro: le lauree più richieste e redittizie nel mondo del lavoro

Sos mercato del lavoro: avete conseguito il diploma ed ora vi state domandando: “che cosa voglio fare da grande?”, bella domanda e pensate di iscrivervi ad un corso di laurea universitario per conseguire il tanto auspicato titolo di Dottore o di Dottoressa. Ma siete in balia delle onde e non sapete rispondervi ed optare per una giusta facoltà che vi consenta di prepararvi ad hoc per diventare dei professionisti competenti e di successo. Che gli stipendi italiani siano fra i più bassi d’Europa è una triste realtà che non fa più notizia, spero che vi sia noto e ben chiaro: il livello salariale in Italia arranca da oltre quindici anni ma reperire un buon posto di lavoro ben retribuito, anche per un giovane al primo impiego, è possibile. Non solo nei settori che vivono un vero e proprio boom, come quello dell’ICT e digitale, ma pure, in quelli tradizionali, come la finanza, o nei comparti tipici del made in Italy, senza dimenticare il grande potenziale del turismo, cultura e patrimonio artistico che riveste nel nostro Sistema-Paese.

La Laurea: un buon investimento?

Se fino a qualche anno fa il tanto auspicato «pezzo di carta» veniva considerato indispensabile per fare successo ed intraprendere una buona carriera, oggi viceversa è bollato come «inutile» perché tanti neolaureati restano a casa senza lavoro o vengono assunti in con condizioni di precarietà. In effetti, guardiamo pure il rovescio della medaglia per comprendere meglio: “L’opinione corrente non tiene conto del fatto che i laureati che trovano un posto guadagnano fin da subito il 13 per cento in più di chi ha solo il diploma di scuola superiore” sottolinea Andrea Cammelli, Presidente di Almalaurea, il consorzio che monitora l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro. «E questo vantaggio, nell’arco della vita, arriva a pesare sulla retribuzione fino al 50 per cento in più». Insomma, la laurea resta un buon investimento e garantisce stipendi più alti nel tempo e nel corso della carriera professionale. Dunque, un titolo fa la differenza se si sposa con ciò che richiede il mercato del lavoro: “Sappiamo che molte lauree non rispondono alle esigenze delle aziende: domanda e offerta di lavoro non si incontrano; tuttavia, è vero anche l’inverso: molte non sono sfruttabili perché manca il tessuto imprenditoriale adatto o un adeguato sviluppo di quel settore” sostiene Cammelli.

Ingegneria ed Economia svettano in classifica

Le ricerche concordano sul fatto che, in tutto il mondo, ingegneria, economia e, in generale, gli indirizzi scientifici rendono più di quelli umanistici. Per l’Italia, una recentissima indagine della Fondazione Rodolfo Debenedetti ha inaugurato un metodo innovativo per individuare il «peso» reale della laurea: lo studio ha preso in esame la città di Milano, incrociando per la prima volta dati mai raccolti: l’andamento scolastico dei ragazzi alle superiori, il reddito e l’istruzione delle loro famiglie, tempi e voto di laurea all’università, la carriera fatta a 5-10 anni dall’ingresso nel mercato del lavoro.

Ebbene, i risultati confermano che ingegneria ed economia hanno il valore aggiunto più alto: “A parità di tutte le altre condizioni, un laureato in economia guadagna in media 10 mila euro annui in più rispetto a un laureato in materie umanistiche fin dal primo anno dopo la laurea» spiega Massimo Anelli, ricercatore alla University of California e coautore della ricerca insieme a Giovanni Peri. «Tale premio lievita, con una busta paga che cresce più velocemente nei primi dieci anni (15 per cento in più per anno) e non penalizza le donne: la differenza salariale fra i due sessi si riduce al minimo».

Giurisprudenza e medicina, invece, sono le lauree su cui incide di più l’origine familiare: in pratica, è più facile che chi ha scelto queste facoltà abbia alle spalle genitori avvocati o medici. In ogni caso, la meritocrazia vince: chi si laurea con il massimo dei voti, guadagna in media il 50 per cento in più di chi si laurea con voti bassi. Mentre la ricchezza della famiglia di provenienza ha un effetto minimo e incide solo il 6 per cento in più sul reddito atteso dal figlio laureato.

Profili professionali per i laureati: i più richiesti

Primo posto: continua la raffica di annunci di lavoro reperibili online o sui magazine o sulle bacheche dei siti istituzionali delle aziende di credito, società finanziarie ed assicurazioni. Proprio per la digitalizzazione dei servizi finanziari, bancari ed assicurativi, oggi i maggiori players richiedono un mutamento di “rotta” inevitabile e necessario: non più impiegati con lo stipendio fisso ma giovani private bankers, asset manager, wealth broker, corporate & investment bankers con fees ai più alti livelli di mercato.

Inoltre, sempre più richieste le figure professionali del comparto dell’engineering che, negli ultimi mesi, è divenuto più vitale e dinamico; in particolare, nel mondo dell’ingegneria i settori che sono più propensi ad assumere personale sono quello dell’automotive, meccanico, biomedicale, informatico e dell’ingegneria gestionale, oltre che delle costruzioni. Gli stipendi si aggirano intorno ai 25-35 mila euro all’anno.

Notevolmente incrementata è la richiesta di figure attinenti al settore dell’amministrazione, della finanza e del controllo societario che sappiano gestire scientemente e parsimoniosamente (senza sprechi ed eccessi) l’attività di business. I profili amministrativi più ricercati concernono i controller, gli amministratori delegati o CEO, i business analyst, i chief finance officer (CFO), i finance director ed i direttori amministrativi i cui compensi possono oscillare tra gli 80 e i 130mila euro l’anno.

Con l’avvento dell’era digitale e la tecnologia informatica e dell’informazione, cresce ogni anno a dismisura la richiesta di figure professionali esperti dei settori dell’ICT, delle telecomunicazioni, dell’e-commerce, del digital marketing, project manager, esperti SEO, Oracle, Java PHP, Net. Figure sempre più richieste specie nel comparto della consulenza alle imprese che necessitano sempre più di supporto per lo svolgimento delle proprie attività aziendale. Per quanto concerne le retribuzioni, svettano in classifica i project manager con un reddito annuale di 70mila, mentre come fanalino di coda figurano i profili junior che, ancora inesperti ed alle prime armi, sono quelli che percepiscono un reddito di 30.000 euro all’anno.