Il reddito minimo di felicità: l’idea di una ragazza per avere un salario minimo

Negli ultimi tempi si moltiplicano le discussione riguardanti reddito minimo, reddito di base o reddito minimo di felicità. Tutti termini che indicano in sostanza un reddito minimo garantito ad una più o meno grande fetta della popolazione senza il bisogno di effettuare alcun lavoro.

Uno dei paesi pionieri del reddito minimo è il Canada, dove tra il 1974 ed il 1979 nella città di Dauphin è stato avviato il “Mincome Program” che destinava un reddito a tutti i cittadini della comunità, reddito graduato sullo stipendio che già il cittadino guadagnava. Per chi aveva redditi bassi (definiti low income) il reddito di base era equivalente a circa 16 mila dollari annui del 2015. Tale cifra era destinata ad una persona singola ma l’importo cresceva nel caso nello stato di famiglia fossero presenti più persone. I costi del progetto, pari a circa 17 milioni di dollari, erano perlopiù finanziati dal governo (75 % dell’intero ammontare) mentre la restante parte era a carico della provincia.

I risultati dell’esperimento mostrano che l’introduzione del reddito minimo ha permesso di ridurre notevolmente il problema della povertà oltre che contribuire a ridurre diversi problemi sociali. Ad esempio con l’introduzione del reddito di base è di molto diminuito il problema dell’abbandono degli studi, tenuto conto che diversi teenager non hanno dovuto scegliere tra scuola e reddito mensile.

In particolare sono anche diminuiti i costi per le spese sanitarie correlate a cure per disagi psicologici o psichiatrici. Successivamente il programma è stato interrotto da una nuova giunta comunale perché il programma “Mincome Program” perché giudicato non prioritario.

Reddito minimo negli altri paesi

Successivamente anche altre nazioni hanno dato il via a programmi similari. Ad esempio la Finlandia pensa di ripercorrere il progetto già effettuato in Canada, mentre in Svizzera recentemente un referendum ha bocciato l’idea dell’introduzione di un reddito di base per tutti cittadini.

Il reddito minimo previsto all’interno del referendum elvetico era fortemente sponsorizzato dal Partito dei Verdi, che vedeva nel reddito di base una misura per contrastare la povertà e per ridare dignità a numerosi individui. Inoltre il reddito minimo avrebbe permesso di stimolare nuove iniziative, favorendo l’inclusione sociale oltre che l’innovazione. La misura proposta in Svizzera riprendeva il modello di reddito minimo introdotto ad Utrecht, in Olanda. A partire da Gennaio nella città dei paesi bassi si è infatti introdotto un reddito pari a 900 euro per ogni adulto, importo incrementato sino a 1.300 euro nel caso di una coppia o di una famiglia. L’assegno, per alcuni dei beneficiari, resta in piedi anche se questi trovano un lavoro.

La proposta italiana

Il reddito minimo di felicità è anche una delle proposte inserite nel programma del Movimento 5 Stelle. Attualmente il Movimento ha proposto un disegno di Legge, firmato da Nunzia Catalfo, per introdurre in territorio italiano per garantire un reddito minimo di 600 euro ai disoccupati. La misura prevede naturalmente delle tutele e limitazioni e sarà esaminata dall’apposita Commissione nei primi di Dicembre di quest’anno.

Per finanziare la procedura si è pensato ad una rimodulazione degli aggi oltre che ad un incremento di tassazione dei giochi e prevede inoltre anche una misura per garantire un salario orario pari perlomeno a 9 euro l’ora.