I redditi dei professionisti in caduta libera

Crisi economica e pressione fiscale che morde: non si arresta la caduta libera dei redditi dei liberi professionisti titolari di Partita Iva, in cinque anni hanno visto andare in fumo il 10% del reddito reale; le categorie più colpite sono quelle degli avvocati, ingegneri, consulenti del lavoro e notai con fatturati in vistoso calo fino al 45%. La crisi è strutturale, il panorama della libera professione non è più il paradiso a cui guardare per crearsi la propria indipendenza economica ma, diviene una condizione di ripiego in cui sostare in attesa del reperimento di una condizione lavorativa migliore.

Un triste scenario che interessa le libere professioni che devono fare i conti, da anni, ad un netto calo dei propri redditi che non accenna a riprendersi e la luce è ancora ben lontana. Per la previsione 2017 non si intravedono dati positivi, nulla di buono per queste categorie di lavoratori autonomi iscritti all’Ordine; un altro dato piuttosto allarmante è quello che vede i giovani neolaureati a tentare la “via di fuga” di divenire un affermato e prestigioso professionista, pur facendo qualcosa, dato che il mercato del lavoro è piuttosto avverso. Cresce il numero di professionisti ma le entrate e gli introiti continuano a calare, scendendo sotto la soglia di 30mila di reddito medio annuo, che in termini pratici, significa meno di 1.000 euro mensili al netto di tasse e spese di gestione, di mantenimento Partita IVA e contributi.

Sos Libera Professione: in picchiata i redditi

Che triste ed amara realtà quella del mondo del lavoro dei liberi professionisti: la categoria più colpita è quella dei consulenti del lavoro (-21,80%), seguita dagli avvocati (-18,54%), anche gli ingegneri e architetti hanno perso il 29,43% del reddito, la diminuzione reale dei redditi medi di ingegneri, architetti, periti industriali, geometri, biologi, è arrivata addirittura a sfiorare il 30%. Anche i notai hanno visto sfumare in cinque anni il 45% dei loro redditi; scendono anche i redditi di biologi (il 20,3% in meno) e infermieri (-17%) per colpa dei tagli alla sanità. A tenere, nonostante le percentuali in calo, le professioni contabili, ovvero commercialisti che perdono l’8,8% del reddito e i ragionieri che si fermano a un -3,1%. Le uniche due professioni che registrano una crescita del reddito sono le categorie degli agrari e agrotecnici.

Dall’analisi dei dati emerge, in generale, che le donne libere professioniste guadagnano comunque meno (anche meno della metà) dei colleghi di sesso maschile: la “cesura” più ampia si registra tra gli ingegneri dove il reddito medio annuale è di 35mila euro, le donne non arrivano a 20mila euro.

Per quasi tutte le categorie di liberi professionisti i redditi più elevati si concentrano nella fascia di età che va oltre i 60 anni, mentre quelli più bassi toccano agli under 40. Dal punto di vista della localizzazione geografica sono a Nord est i professionisti con i redditi più elevati, mentre hanno introiti più bassi quelli che operano nel Sud Italia.