La cessione del quinto dello stipendio è una particolare tipologia di prestito che si estingue con la cessione di quote fino al valore di un quinto del proprio reddito mensile al netto delle imposte. Si tratta di uno strumento semplice e comodo che consente a lavoratori dipendenti e pensionati di rimborsare il capitale richiesto con addebito diretto sullo stipendio o sulla pensione. Ma come funziona esattamente la cessione del quinto e in cosa si differenzia da un prestito personale tradizionale? Scopriamolo insieme in questo articolo: perché scegliere il finanziamento adatto è una questione da affrontare con la giusta preparazione.
Caratteristiche e funzionamento della cessione del quinto
La cessione del quinto risponde alla dicitura di finanziamento non finalizzato a tasso fisso. Prevede un rimborso a rate costanti effettuato non dal richiedente ma dal datore di lavoro (nel caso di un dipendente) o dall’istituto previdenziale (nel caso di un pensionato). L’importo viene trattenuto direttamente dalla busta paga o dalla pensione, senza alcun impegno da parte del beneficiario.
Come si richiede la cessione del quinto?
Come con tutti i finanziamenti, la modulistica è una parte importante. Oltre ai classici dati anagrafici e personali, il richiedente dovrà allegare alla richiesta appositi documenti volti a comprovare la sua posizione lavorativa o pensionistica e reddituale.
- Certificato di stipendio. Nel caso di lavoratori dipendenti, è il documento rilasciato dalla sezione amministrativa dell’azienda. Le informazioni in esso contenute sono: la data di assunzione, la retribuzione lorda e netta, tanto annua come mensile, il TFR fino ad allora maturato e le eventuali trattenute o pignoramenti sullo stipendio.
- Atto di benestare dell’azienda. È un documento emesso dalla banca o finanziaria e inviato all’azienda, che firmandolo e timbrandolo si impegna a effettuare i pagamenti con cadenza mensile.
- Ultima busta paga o ultimo cedolino della pensione.
- Delega del richiedente a favore del datore di lavoro. Risulta necessaria perché quest’ultimo possa prelevare a l’importo pattuito con l’istituto di credito per il rimborso del debito.
Oltre agli allegati del caso, perché la cessione del quinto vada in porto è necessario soddisfare alcune condizioni. Ad esempio, nel caso di lavoratori dipendenti, sono necessari un’anzianità lavorativa minima, normalmente di qualche mese, e un contratto a tempo indeterminato. Può essere che alcune banche facciano un’eccezione e accettino richieste di lavoratori a tempo determinato, purché il programma di estinzione del debito non vada oltre la durata del contratto.
Dal canto suo, l’azienda deve soddisfare dei criteri di ammissibilità, che riguardano numero di dipendenti e capitale sociale, che devono essere entrambi superiori a un certo valore minimo.
Garanzie e assicurazione
Chiunque richieda la cessione del quinto è tenuto a sottoscrivere un’assicurazione, il cui costo sarà trattenuto direttamente dall’istituto di credito. Le polizze richieste sono due:
- Rischio vita: per tutelare i familiari dall’accollarsi il rimborso debito in caso di decesso del contraente.
- Rischio impiego: per estinguere il prestito qualora il richiedente perdesse il posto di lavoro e il TFR maturato non fosse sufficiente a coprire il debito residuo.
Vantaggi e svantaggi della cessione del quinto
Cominciamo dai punti a favore. Trattandosi di un’operazione facile e garantita, che avviene con pagamenti automatici, l’istituto di credito difficilmente nega questo tipo di finanziamento. A trarne beneficio sono i clienti con una storia creditizia non proprio perfetta, che avrebbero parecchi problemi a ottenere forme alternative di prestito.
Inoltre, il finanziamento può raggiungere in alcuni casi un valore significativo. Difatti, l’importo massimo erogabile dipende da:
- Anzianità lavorativa.
- TFR cumulato.
- Ammontare della retribuzione o della pensione mensile.
Attenzione, però, a alcune situazioni spiacevoli che potrebbero complicare alquanto le cose.
Fallimento dell’impresa
Il datore di lavoro viene segnalato come cattivo pagatore alla Centrale Rischi della Banca d’Italia e il debito residuo viene coperto attingendo al TFR maturato dal lavoratore. Qualora non dovesse bastare, interviene la compagnia assicurativa. Tuttavia, se la polizza rischio impiego prevede la clausola di rivalsa, la compagnia potrebbe esigere che il soggetto rimborsi la somma anticipata non appena avrà trovato un altro impiego.
Perdita del lavoro per giusta causa
La compagnia assicurativa potrebbe rifiutarsi di rimborsare il prestito e toccherebbe al lavoratore essere segnalato come cattivo pagatore. Risultato: impossibilità di ottenere un altro credito per anni. Anche se l’impresa fosse disposta a coprire il debito con la banca, meglio non cantare vittoria. Il rischio, infatti, è che cerchi poi di ottenere dal sottoscrivente il rimborso di quanto anticipato.