Junk Bond: pro e contro di un investimento ad alto rischio

A partire dalla crisi economica del 2008, il termine junk bond è tornato insospettabilmente in voga nel mercato degli investimenti. Questi “titoli spazzatura” di tipo speculativo rappresentano quella grande famiglia di obbligazioni presentate dalle agenzie di rating internazionale come una subdola arma a doppio taglio: sono ottime opportunità di rendimento, ma anche innegabili eventualità di rischio.

In altre parole, il junk bond è un azzardo sulla cui affidabilità il mercato non riserva molte garanzie.

Negli ultimi anni la definizione junk bond è andata a sovrapporsi a quella di titoli diversi tra loro, tutti comunque uniti dalla comune collocazione, da parte delle agenzie di rating, ad un livello di affidabilità pari o inferiore alla tripla B (BBB).

Sono stati gli anni Ottanta e il boom americano di quegli anni ad assistere per primi all’affermazione dei junk bonds, grazie alla discesa in campo di tante società (non del tutto virtuose) che pur di ottenere denaro erano pronte ad emettere obbligazioni poco affidabili, giustificando l’alto rischio di perdita dell’investimento con la promessa di rendimenti ben più vantaggiosi dei cosiddetti titoli sicuri.

Junk bond e agenzie di rating

I giudizi emessi dalle agenzie di rating internazionali tendenzialmente prendono i considerazione tre elementi:

  1. profilo di rischio finanziario
  2. profilo di rischio di business
  3. status economico del paese sede della società di emissione dei titoli

La loro ottica di valutazione si è ovviamente evoluta nel tempo, andando a plasmare un mercato di investimento del tutto nuovo rispetto al passato; se fino a pochi anni fa molti impavidi imprenditori avevano osato sfidare il rischio dei junk bond e avevano in qualche caso vinto la partita, maturando ingenti rendimenti, la crisi economica e il nuovo approccio moderato da parte delle agenzie di rating hanno placato non poco le velleità di tanti ardimentosi.

Investitori più prudenti e titoli decisamente meno appetibili sono i nuovi protagonisti degli odierni mercati.

Che cos’è uno junk bond?

Tecnicamente un titolo spazzatura non è poi così diverso da una “normale” obbligazione; la differenza è tutta nella qualità del credito emesso. Ed è, ad onor del vero, una differenza sostanziale!

La classificazione dei titoli sui cui investire può essere esemplificata con un raggruppamento in due macroaree:

  •  junk bonds, titoli di tipo speculativo ad alto rendimento, con rating di livello tutt’altro che invidiabile;
  • investment gradeobbligazioni emesse da istituti di credito a rischio medio-basso, privi di rendimenti consistenti, ma con un rating di sicurezza compreso tra AAA e BBB.

A loro volta i junk bonds possono essere suddivisi in:

  • fallen angels: vecchi investment grade declassati a junk bonds, a seguito della dequalificazione del credito della società emittente;
  • rising stars: all’opposto, junk bonds rivalutati, a seguito di una riqualificazione del credito della società emittente (e in quanto tali, forieri di buoni investimenti).

Junk bond: pro e contro di un investimento ad alto rischio

  1. inaffidabilità: se la prospettiva di un alto rendimento non riesce a sopraffare la paura di perdere tutto l’investimento, o parte di esso, questo tipo di obbligazione non è la più consigliata;
  2. necessità di una buona capacità di analisi: la particolarità di questo tipo di investimento richiede una grande capacità di osservazione e di analisi del credito specializzato, propria di broker professionisti che spesso investono intere giornate alla ricerca di opportunità interessanti; ad esempio, potrebbe accadere che il rendimento atteso non giustifichi più il reale rischio dell’investimento, ma per cogliere tale eventualità si rivela indispensabile la conoscenza del differenziale di rendimento tra junk bonds e titoli del Tesoro (di norma superiore al 4/6%);
  3. disponibilità economica: un titolo spazzatura è un investimento palesemente idoneo ad una grande disponibilità di capitale, capace di ottemperare all’eventualità di una perdita in modo meno traumatico possibile;
  4. tempo: per quanto tempo si intende impegnare il proprio denaro? Molti junk bonds non consentono di incassare per almeno 1 o 2 anni.